20. Prefazione — Ogni
cattivo pensiero può avere due origini: l'imperfezione stessa della
nostra anima oppure un'influenza funesta che agisca su di lei.
Quest'ultimo caso è sempre indice di una debolezza che ci rende inclini a
ricevere questa influenza e, di conseguenza, di un'anima imperfetta.
Cosicché chi sbaglia non potrà addurre a sua discolpa l'influenza di uno
Spirito estraneo, poiché questo Spirito non sarebbe riuscito a sollecitarlo ad agire male se l'avesse giudicato inaccessibile alla corruzione.
Quando un cattivo pensiero sorge in noi, possiamo dunque immaginare
uno Spirito malevolo che ci sollecita ad agire male e al quale tutti
siamo liberi di cedere o di resistere, proprio come se si trattasse
della sollecitazione di un vivente. Allo stesso tempo dobbiamo volgere
il pensiero al nostro Angelo Custode, o Spirito Protettore, che dal
canto suo combatte in noi le cattive influenze e attende ansioso la decisione che stiamo per prendere. Il nostro esitare nel commettere il male è la voce del buono Spirito che si fa intendere attraverso la coscienza.
Si riconosce che un pensiero è cattivo quando si allontana dalla
carità, che sta alla base di ogni vera morale; quando ha per principio
l'orgoglio, la vanità o l'egoismo; quando la sua messa in atto può
causare un qualsiasi danno agli altri; quando infine ci sollecita a fare
agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi (vedere cap.
XXVIII, n. 15; cap. XV, n. 10 di quest'opera).