7. Questo principio porta naturalmente a quest'altra domanda: si subiscono le conseguenze di un cattivo pensiero anche se non seguito dai fatti?
Qui bisogna fare un'importante distinzione. Man mano che l'anima,
compromessa nella cattiva via, avanza nella vita spirituale, si illumina
e si spoglia a poco a poco delle sue imperfezioni, secondo la maggiore o
minore buona volontà che usa, in virtù del suo libero arbitrio.
Qualsiasi cattivo pensiero è dunque il risultato dell'imperfezione
dell'anima. Ma, a seconda del desiderio di cui essa ha progettato di
purificarsi, questo stesso cattivo pensiero diventa per l'anima
un'occasione di avanzamento, se lo rifiuta energicamente. È l'indizio di
una macchia che l'anima si sforza di cancellare. Non cedendo, se si
presenterà l'occasione di soddisfare un cattivo desiderio, dopo avervi
resistito, si sentirà più forte e felice della sua vittoria.
Invece l'anima che non ha preso delle buone risoluzioni cerca
l'occasione,e quand'anche non dovesse compiere una cattiva azione, non
sarebbe perché non ha voluto, ma perché le è mancata l'occasione. In
questo caso l'anima è dunque colpevole come se l'avesse commessa.
Concludendo: nella persona che neppure concepisce il pensiero del
male, il progresso è compiuto; nella persona in cui questi pensieri si
formano, ma che essa respinge, il progresso si sta compiendo; infine
nella persona che ha questi pensieri e li asseconda, il male è ancora
presente con tutte le sue forze. Nell'una il lavoro è fatto, nelle altre
è da fare. Dio, che è giusto, tiene conto di tutte queste sfumature nel
considerare la responsabilità degli atti e dei pensieri dell'uomo.