Capitolo XI - AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO
Il massimo comandamento — Rendete a Cesare quello che è di Cesare —
Istruzioni degli Spiriti: La legge d'amore — L'egoismo —
La fede e la carità — Carità verso i criminali
Il massimo comandamento
1. I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». (Matteo 22:3440)
2. «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti». (Matteo 7:12) E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. (Luca 6:31)
3. Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: «Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto». Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava dicendo: «Paga quello che devi!» Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò». Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, .finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il signore lo chiamò a sé e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?» E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello». (Matteo 18:23-35)
4. «Amare il prossimo come se stessi; fare agli altri tutte le cose che noi vogliamo che gli altri facciano a noi» è l'espressione più completa della carità, in quanto riassume tutti i doveri verso il prossimo. Non si può avere una guida più sicura a questo riguardo se non prendendo per misura il fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi. Con quale diritto si può esigere dai propri simili un buon comportamento, indulgenza, benevolenza e dedizione se noi stessi non ne abbiamo per gli altri? La pratica di queste massime tende all'eliminazione dell'egoismo. Quando gli uomini le prenderanno come regola della loro condotta e come base delle loro istituzioni, comprenderanno la vera fratellanza e faranno regnare fra loro la pace e la giustizia. Non ci saranno più né odio né dissenso, ma unione, concordia e benevolenza reciproca.
Rendete a Cesare quello che è di Cesare
5. Allora i .farisei si ritirarono e tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nelle sue parole. E gli mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirgli: «Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio secondo la verità, e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma Gesù , conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Gli risposero: Di Cesare». E Gesù disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatolo, se ne andarono. (Matteo 22:15-22; Marco 12:13-17)
6. La domanda posta a Gesù era motivata dal fatto che i Giudei avevano una forte avversione per il tributo loro imposto dai Romani, facendone una questione religiosa: si era infatti formato un forte partito per rifiutare l'imposta. Il pagamento era dunque per loro una fastidiosa questione d'attualità; altrimenti la richiesta fatta a Gesù: «È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» non avrebbe avuto nessun senso. Questa domanda era una trappola perché, a seconda della Sua risposta, i Farisei speravano di mettergli contro o i Romani o i Giudei dissidenti. Ma «Gesù, conoscendo la loro malizia», aggirò l'ostacolo dando loro una lezione di giustizia, dicendo di dare a ognuno il dovuto (vedere Prefazione, paragrafo: "Pubblicani").
7. La massima: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare» non dev'essere intesa in modo restrittivo e assoluto. Come tutti gli insegnamenti di Gesù, questa massima è un principio generale, riassunto sotto forma pratica e usuale, e dedotto da una circostanza particolare. Questo principio è una conseguenza del principio che esorta ad agire verso gli altri come noi vorremmo che gli altri agissero nei nostri confronti. Condanna qualsiasi danno materiale e morale fatto ad altri, qualsiasi violazione dei loro interessi. Prescrive il rispetto dei diritti di ognuno, come ognuno desidera che si rispettino i propri. Si estende al compimento dei doveri contratti con la famiglia, la società, l'autorità, così come i doveri verso gli individui.
ISTRUZIONI DEGLI SPIRITI
La legge d'amore
8. L'amore contiene in sé tutta la dottrina di Gesù in quanto è il sentimento per eccellenza, e i sentimenti sono gli istinti, elevati a livello di progresso compiuto. All'inizio, l'uomo ha solo degli istinti; a un livello più avanzato e ancora corrotto, ha solo delle sensazioni; più istruito e purificato, ha dei sentimenti. E il punto più alto del sentimento è l'amore, non l'amore nel senso corrente del termine, ma quel sole interiore che concentra e riunisce nel suo ardente focolare tutte le aspirazioni e tutte le rivelazioni sovrumane. La legge dell'amore sostituisce l'individualismo attraverso la fusione degli esseri e annienta le miserie sociali. Beato colui che, superando la propria umanità, ama di un profondo amore i suoi fratelli nel dolore! Beato colui che ama perché non conosce lo sconforto dell'anima né quella del corpo. Il suo passo è lieve e vive come trasportato fuori da se stesso. Quando Gesù pronunciò questa parola divina dell'amore, essa fece trasalire i popoli, e i martiri, inebriati di speranza, scesero nel circo.
Lo Spiritismo viene a sua volta a pronunciare una seconda parola dell'alfabeto divino. Prestate attenzione, perché questa parola solleva la pietra delle tombe vuote; e la reincarnazione, trionfando sulla morte, rivela all'uomo accecato il suo patrimonio intellettuale. Non è più al supplizio che essa conduce, ma alla conquista del suo essere, elevato e trasfigurato. Il sangue ha riscattato lo Spirito, e lo Spirito deve oggi riscattare l'uomo dalla materia.
Ho detto che all'inizio l'uomo ha solo degli istinti. Dunque chi è dominato dagli istinti è più vicino al punto di partenza che alla meta. Per avanzare verso la meta, bisogna vincere gli istinti a vantaggio dei sentimenti, ossia perfezionare questi soffocando i germi latenti della materia. Gli istinti sono i germogli e l'embrione del sentimento; essi portano in sé il futuro progresso, come la ghianda racchiude in sé la quercia. E gli esseri meno progrediti sono quelli che, liberandosi solo poco per volta della loro crisalide, rimangono asserviti ai loro istinti.
Lo Spirito deve essere coltivato come un campo. Tutta la messe futura dipende dall'aratura di oggi e, più che beni terreni, vi darà una gloriosa elevazione. È allora che, comprendendo la legge d'amore che unisce tutti gli esseri, cercherete in essa il soave godimento dell'anima che è il preludio della felicità celeste.
(Lazare, Parigi, 1862)