IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo XI - AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO

Il massimo comandamento — Rendete a Cesare quello che è di Cesare —
Istruzioni degli Spiriti:
La legge d'amore — L'egoismo —
La fede e la carità — Carità verso i criminali



Il massimo comandamento


1. I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». (Matteo 22:3440)

2. «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti». (Matteo 7:12) E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. (Luca 6:31)

3. Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: «Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto». Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava dicendo: «Paga quello che devi!» Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò». Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, .finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il signore lo chiamò a sé e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?» E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello». (Matteo 18:23-35)

4. «Amare il prossimo come se stessi; fare agli altri tutte le cose che noi vogliamo che gli altri facciano a noi» è l'espressione più completa della carità, in quanto riassume tutti i doveri verso il prossimo. Non si può avere una guida più sicura a questo riguardo se non prendendo per misura il fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi. Con quale diritto si può esigere dai propri simili un buon comportamento, indulgenza, benevolenza e dedizione se noi stessi non ne abbiamo per gli altri? La pratica di queste massime tende all'eliminazione dell'egoismo. Quando gli uomini le prenderanno come regola della loro condotta e come base delle loro istituzioni, comprenderanno la vera fratellanza e faranno regnare fra loro la pace e la giustizia. Non ci saranno più né odio né dissenso, ma unione, concordia e benevolenza reciproca.


Rendete a Cesare quello che è di Cesare


5. Allora i .farisei si ritirarono e tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nelle sue parole. E gli mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirgli: «Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio secondo la verità, e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma Gesù , conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli domandò loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Gli risposero: Di Cesare». E Gesù disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatolo, se ne andarono. (Matteo 22:15-22; Marco 12:13-17)

6. La domanda posta a Gesù era motivata dal fatto che i Giudei avevano una forte avversione per il tributo loro imposto dai Romani, facendone una questione religiosa: si era infatti formato un forte partito per rifiutare l'imposta. Il pagamento era dunque per loro una fastidiosa questione d'attualità; altrimenti la richiesta fatta a Gesù: «È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» non avrebbe avuto nessun senso. Questa domanda era una trappola perché, a seconda della Sua risposta, i Farisei speravano di mettergli contro o i Romani o i Giudei dissidenti. Ma «Gesù, conoscendo la loro malizia», aggirò l'ostacolo dando loro una lezione di giustizia, dicendo di dare a ognuno il dovuto (vedere Prefazione, paragrafo: "Pubblicani").

7. La massima: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare» non dev'essere intesa in modo restrittivo e assoluto. Come tutti gli insegnamenti di Gesù, questa massima è un principio generale, riassunto sotto forma pratica e usuale, e dedotto da una circostanza particolare. Questo principio è una conseguenza del principio che esorta ad agire verso gli altri come noi vorremmo che gli altri agissero nei nostri confronti. Condanna qualsiasi danno materiale e morale fatto ad altri, qualsiasi violazione dei loro interessi. Prescrive il rispetto dei diritti di ognuno, come ognuno desidera che si rispettino i propri. Si estende al compimento dei doveri contratti con la famiglia, la società, l'autorità, così come i doveri verso gli individui.


ISTRUZIONI DEGLI SPIRITI
La legge d'amore


8. L'amore contiene in sé tutta la dottrina di Gesù in quanto è il sentimento per eccellenza, e i sentimenti sono gli istinti, elevati a livello di progresso compiuto. All'inizio, l'uomo ha solo degli istinti; a un livello più avanzato e ancora corrotto, ha solo delle sensazioni; più istruito e purificato, ha dei sentimenti. E il punto più alto del sentimento è l'amore, non l'amore nel senso corrente del termine, ma quel sole interiore che concentra e riunisce nel suo ardente focolare tutte le aspirazioni e tutte le rivelazioni sovrumane. La legge dell'amore sostituisce l'individualismo attraverso la fusione degli esseri e annienta le miserie sociali. Beato colui che, superando la propria umanità, ama di un profondo amore i suoi fratelli nel dolore! Beato colui che ama perché non conosce lo sconforto dell'anima né quella del corpo. Il suo passo è lieve e vive come trasportato fuori da se stesso. Quando Gesù pronunciò questa parola divina dell'amore, essa fece trasalire i popoli, e i martiri, inebriati di speranza, scesero nel circo.

Lo Spiritismo viene a sua volta a pronunciare una seconda parola dell'alfabeto divino. Prestate attenzione, perché questa parola solleva la pietra delle tombe vuote; e la reincarnazione, trionfando sulla morte, rivela all'uomo accecato il suo patrimonio intellettuale. Non è più al supplizio che essa conduce, ma alla conquista del suo essere, elevato e trasfigurato. Il sangue ha riscattato lo Spirito, e lo Spirito deve oggi riscattare l'uomo dalla materia.

Ho detto che all'inizio l'uomo ha solo degli istinti. Dunque chi è dominato dagli istinti è più vicino al punto di partenza che alla meta. Per avanzare verso la meta, bisogna vincere gli istinti a vantaggio dei sentimenti, ossia perfezionare questi soffocando i germi latenti della materia. Gli istinti sono i germogli e l'embrione del sentimento; essi portano in sé il futuro progresso, come la ghianda racchiude in sé la quercia. E gli esseri meno progrediti sono quelli che, liberandosi solo poco per volta della loro crisalide, rimangono asserviti ai loro istinti.

Lo Spirito deve essere coltivato come un campo. Tutta la messe futura dipende dall'aratura di oggi e, più che beni terreni, vi darà una gloriosa elevazione. È allora che, comprendendo la legge d'amore che unisce tutti gli esseri, cercherete in essa il soave godimento dell'anima che è il preludio della felicità celeste.

(Lazare, Parigi, 1862)


9. L'amore è costituito di essenza divina e voi, dal primo all'ultimo, possedete nel profondo del vostro cuore la scintilla di questo fuoco sacro. È un fatto che voi avete potuto constatare molte volte: l'uomo, anche il più abietto, il più vile, il più criminale, ha per un essere o per un oggetto qualsiasi un affetto vivo e ardente, a prova di tutto ciò che volesse sminuirlo, e che raggiunge sovente proporzioni sublimi.

Ho detto per un essere o un oggetto qualsiasi, perché esistono fra di voi degli individui che elargiscono tesori d'amore — di cui il loro cuore trabocca — agli animali, alle piante e persino agli oggetti: specie di misantropi, che si lamentano dell'umanità in generale, che si irrigidiscono nei confronti della tendenza naturale della loro anima, la quale cerca intorno a sé affetto e simpatia. Costoro riducono così la legge d'amore a livello di istinto. Ma, comunque facciano, non saprebbero soffocare il germe vivifico che Dio ha depositato nel loro cuore creandoli. Questo germe si sviluppa e cresce con la morale e l'intelligenza e, per quanto sovente schiacciato dall'egoismo, esso è la fonte delle sante e dolci virtù che rendono gli affetti sinceri e durevoli e che vi aiutano a rendere sicuro il cammino impervio e arido dell'esistenza umana.

Ci sono persone contrarie alla prova della reincarnazione in quanto rifiutano che altri possano partecipare alle affettuose simpatie di cui sono gelose. Poveri fratelli! È il vostro affetto che vi rende egoisti. Il vostro amore è ristretto a una cerchia intima di parenti o di amici, e tutti gli altri vi sono indifferenti. Ebbene, per mettere in pratica la legge d'amore come Dio la intende, bisogna che voi arriviate per gradi ad amare tutti i vostri fratelli indistintamente. Il compito sarà lungo e difficile, ma si compirà. Dio lo vuole, e la legge dell'amore è il primo e più importante precetto della vostra nuova dottrina, perché è con essa che un giorno si dovrà sbaragliare l'egoismo sotto qualsiasi forma si presenti; perché, oltre all'egoismo personale, c'è anche quello di famiglia, di casta, di nazionalità. Gesù ha detto «Ama il tuo prossimo come te stesso». Ora, qual è il limite del prossimo? È la famiglia, la setta, la nazione? No, è l'umanità tutta. Nei mondi superiori, è l'amore reciproco che armonizza e dirige gli Spiriti avanzati che li abitano. E il vostro pianeta, destinato a un futuro progresso in virtù della sua evoluzione sociale, metterà in pratica attraverso i suoi abitanti questa sublime legge, riflesso della Divinità.

Gli effetti della legge d'amore sono l'avanzamento morale della razza umana e la felicità durante la vita terrena. I più ribelli e i più viziosi dovranno trasformarsi quando vedranno i benefici prodotti dalla pratica di questo principio: «Non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi, ma fate invece tutto il bene che è nelle vostre possibilità».

Non credete alla sterilità e all'irrigidimento del cuore umano. Esso cederà suo malgrado all'amore vero, che è una calamita alla quale non ci si può sottrarre, e il contatto di questo amore vivifica e feconda i germi della virtù che è nei vostri cuori allo stato latente. La Terra, luogo transitorio di prove e di esilio, sarà allora purificata da questo fuoco sacro e vedrà praticare la carità, l'umiltà, la pazienza, la dedizione, l'abnegazione, la rassegnazione, il sacrificio, tutte virtù figlie dell'amore. Non tralasciate dunque mai di ricordare le parole di Giovanni l'Evangelista. Voi lo sapete. Quando la malattia e la vecchiaia interruppero il corso delle sue predicazioni, egli ripeteva solo queste dolci parole: «Figlioli, amatevi gli uni con gli altri».

Amati e cari fratelli, mettete a profitto queste lezioni. Metterle in pratica è difficile, ma l'anima ne trae un bene immenso. Credetemi, fate lo sforzo sublime che io vi domando: Amatevi», e vedrete presto la Terra trasformarsi e diventare l'Eliseo dove le anime dei giusti verranno a godere il riposo.

(Fénelon, Bordeaux, 1861)


10. Miei cari condiscepoli, gli Spiriti qui presenti vi dicono per mio tramite: «Amatevi molto affinché siate amati». Questo pensiero è così giusto, che voi troverete in esso tutto ciò che consola e calma le pene di tutti i giorni. O meglio, mettendo in pratica questa saggia massima, vi eleverete talmente al di sopra della materia che vi spiritualizzerete prima di spogliarvi del vostro corpo. Avendo gli studi spiritisti sviluppato in voi la comprensione del futuro, voi avete questa certezza: l'avanzamento verso Dio, con tutte le promesse che rispondono alle aspirazioni della vostra anima. Dovete perciò elevarvi molto in alto così da giudicare senza gli impedimenti della materia e non dover condannare il vostro prossimo prima di esservi rivolti con il pensiero a Dio.

Amare, nel senso profondo della parola, vuol dire essere leali, probi, coscienziosi per fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi. Vuol dire cercare intorno a voi il senso intimo di tutti i dolori che affliggono i vostri fratelli per portare loro sollievo. Vuol dire considerare la grande famiglia umana come la propria, perché ritroverete questa famiglia in un dato periodo, in mondi più avanzati. E gli Spiriti che la compongono sono, come voi, figli di Dio, segnati in fronte per elevarsi fino all'infinito. È per questo che voi non potete rifiutare ai vostri fratelli ciò che Dio vi ha liberalmente dato, perché voi, da parte vostra, sareste ben felici che i vostri fratelli vi dessero ciò di cui voi avete bisogno. A tutte le sofferenze date dunque una parola di speranza e di appoggio affinché siate tutto amore, tutta giustizia.

Siate pur certi che queste sagge parole, «Amate molto per essere amati», faranno strada. Sono rivoluzionarie e seguono il cammino che è stato fissato, invariabile. Ma voi avete già avuto dei vantaggi. Voi che mi ascoltate siete infinitamente migliori di cent'anni fa, siete talmente cambiati a vostro vantaggio che accettate senza contestare un'infinità di idee nuove — che un tempo avreste rifiutato — sulla libertà e la fraternità. Pertanto, fra cent'anni voi accetterete con la stessa facilità quelle idee che ancora non sono potute entrare nella vostra mente.

Oggi che il movimento spiritista ha fatto un grande passo, voi potete constatare con quale rapidità le idee di giustizia e di rinnovamento racchiuse nelle istruzioni degli Spiriti vengono accettate da buona parte delle persone intelligenti. Il fatto è che queste idee rispondono a tutto ciò che vi è di divino in voi. Voi siete stati preparati da una semente feconda: quella del secolo scorso che ha seminato nella società le grandi idee del progresso. E, poiché tutto si concatena sotto la mano dell'Altissimo, tutte le lezioni ricevute e accettate saranno racchiuse in questo scambio universale dell'amore per il prossimo. Per mezzo di esso, gli Spiriti incarnati, giudicando meglio, sentendo meglio, si tenderanno la mano da una parte all'altra del vostro pianeta. Ci si riunirà per intendersi e amarsi, per debellare tutte le ingiustizie e tutte le cause di incomprensione fra i popoli.

Grande pensiero di rinnovamento per mezzo dello Spiritismo, così ben descritto ne Il libro degli Spiriti, tu produrrai il grande miracolo del secolo futuro, quello della riunione di tutti gli interessi materiali e spirituali degli uomini, per l'applicazione di questa massima finalmente ben compresa: «Amatevi molto per essere amati».

(Sanson, anziano membro della Società Spiritista di Parigi, 1863)


L'egoismo


11. L'egoismo, questa piaga dell'umanità, deve sparire dalla Terra, di cui arresta il progresso morale. È allo Spiritismo che è riservato il compito di far salire la Terra nella gerarchia dei mondi. L'egoismo è dunque l'obiettivo verso cui tutti i veri credenti devono dirigere le proprie armi, le loro forze, il loro coraggio. Io dico coraggio, perché ce ne vuole di più per vincere l'egoismo in se stessi che negli altri. Che ognuno concentri dunque tutti i suoi sforzi per combatterlo in se stesso, perché questo mostro che divora tutte le intelligenze, questo figlio dell'orgoglio è l'origine di tutte le miserie di questo mondo. È la negazione della carità e, di conseguenza, il maggiore ostacolo alla felicità degli uomini.

Gesù vi ha dato l'esempio della carità e Ponzio Pilato dell'egoismo. Infatti, mentre il Giusto percorre le sante stazioni del martirio, Pilato si lava le mani dicendo: «Che m'importa!» E, rivolto ai Giudei, aggiunge: «Questo uomo è giusto, perché volete crocefiggerlo?» Ma ciononostante lascia che lo conducano al supplizio.

È a causa di questo antagonismo fra carità ed egoismo, è per l'invasione di questa lebbra nel cuore umano che il Cristianesimo deve ancora finire di compiere tutta la sua missione. È a voi, apostoli nuovi della fede, illuminati dagli Spiriti superiori, che incombe il compito e il dovere di estirpare questo male per dare al Cristianesimo tutta la sua forza, al fine di sgombrare il cammino dai rovi che intralciano la sua marcia. Cacciate l'egoismo dalla Terra affinché essa possa gravitare nella scala dei mondi, perché è tempo che l'umanità indossi i suoi panni valorosi. Per questo bisogna prima scacciare l'egoismo dai vostri cuori.

(Emmanuel, Parigi, 1861)


12. Se gli uomini si amassero di un bene comune, la carità verrebbe meglio praticata. Ma per questo bisognerebbe che voi vi sforzaste di liberarvi di quella corazza che copre i vostri cuori, per essere più sensibili verso quelli che soffrono. La rigidità uccide i buoni sentimenti. Cristo non si negava mai a chi si rivolgeva a Lui. Chiunque fosse, non veniva respinto: la donna adultera, così come il criminale venivano da Lui soccorsi. Non ha mai temuto che la Sua onorabilità potesse soffrirne. Quando, dunque, lo prenderete a modello di tutte le vostre azioni? Se la carità regnasse sulla Terra, il malvagio non comanderebbe più, fuggirebbe vergognoso, si nasconderebbe, perché si troverebbe a disagio ovunque. E allora il male sparirebbe, siatene ben convinti.

Cominciate con il dare l'esempio voi stessi, siate caritatevoli verso tutti indistintamente. Sforzatevi di non dare importanza a quelli che vi guardano con sdegno e lasciate a Dio la cura di tutta la giustizia perché ogni giorno, nel Suo Regno, Egli separa il grano dal loglio.

L'egoismo è la negazione della carità. Ora, senza la carità non vi è nessuna tregua nella società. Dico di più, nessuna sicurezza. Con l'egoismo e l'orgoglio, che si danno la mano, sarà sempre una corsa favorevole al più scaltro, una lotta di interessi dove vengono calpestati gli affetti più santi, dove persino i sacri legami della famiglia non verranno rispettati.

(Pascal, Sens, 1862)


La fede e la carità


13. Vi ho appena detto, miei cari figli, che la carità senza la fede non basta assolutamente a mantenere fra gli uomini un ordine sociale capace di renderli felici. Avrei dovuto dire che la carità non è possibile senza la fede. Potrete incontrare, per la verità, degli slanci generosi anche da parte di persone non religiose, ma è solo la fede che può ispirare questa carità austera che si esercita solo con l'abnegazione e con il sacrificio costante di tutti gli interessi egoistici, perché è solo la fede che ci fa portare con coraggio e perseveranza la croce di questa vita.

Sì, figli miei, invano l'uomo avido di piaceri vorrebbe farsi delle illusioni sul suo destino su questa Terra, sostenendo che a lui è per .messo di occuparsi solo della sua felicità. Di certo Dio ci ha creati per essere felici nell'eternità. Ciononostante la vita terrena deve unicamente servire al nostro perfezionamento morale, che si acquisisce più facilmente con l'aiuto del corpo e del mondo materiale. Senza contare che anche le vicissitudini ordinarie della vita, la diversità dei vostri gusti, delle vostre inclinazioni e dei vostri bisogni costituiscono un mezzo eccellente perché voi possiate perfezionarvi con l'esercizio della carità. Infatti, è solo a forza di concessioni e di sacrifici reciproci che voi potrete mantenere l'armonia fra elementi così diversi.

Avete tuttavia ragione quando affermate che la felicità è destinata all'uomo, qui sulla Terra, se la si cerca non nei piaceri materiali, ma nel bene. La storia della Cristianità parla di martiri che andavano al supplizio con gioia. Oggi, nella vostra società, non è necessario per essere cristiani né l'olocausto del martire né il sacrificio della vita, ma unicamente e semplicemente il sacrificio del vostro egoismo, del vostro orgoglio e della vostra vanità. Voi trionferete se la carità vi ispira e se la fede vi sostiene.

(Uno Spirito Protettore, Cracovia, 1861)


Carità verso i criminali


14. La vera carità è uno dei più sublimi insegnamenti che Dio abbia dato al mondo. Deve esistere, fra i veri discepoli della Sua dottrina, una fraternità completa. Dovete amare gli infelici, i criminali, come creature di Dio, alle quali saranno concessi, se si pentiranno, il perdono e la misericordia, come li otterrete voi stessi per le colpe commesse contro la Sua legge. Pensate che voi potete essere più biasimevoli, più colpevoli di coloro ai quali rifiutate il perdono e la commiserazione, perché sovente essi non conoscono Dio come voi Lo conoscete, e a loro sarà chiesto meno che a voi.

Assolutamente non giudicate. Oh! Non giudicate assolutamente, miei cari amici, perché il giudizio che voi emettete sarà applicato a voi più severamente ancora, e voi avete bisogno di indulgenza, per i peccati che commettete continuamente. Non sapete che ci sono molte azioni che sono dei crimini agli occhi del Dio della purezza e che il mondo non considera neppure come colpe leggere?

La vera carità non consiste solamente nell'elemosina che fate, neppure nelle parole di consolazione con cui potete accompagnarla. No, non è solamente questo che Dio esige da voi. La carità sublime insegnata da Gesù consiste anche nella benevolenza concessa sempre e in tutte le cose al vostro prossimo. Voi potete anche esercitare questa sublime virtù con molti esseri che non hanno bisogno di elemosina, ma di parole d'amore, di consolazione, di incoraggiamento che li condurranno al Signore.

Vicini sono i tempi, lo dico ancora, in cui la grande fratellanza regnerà su questo globo, e la legge di Cristo sarà quella che reggerà gli uomini: solo ciò sarà il freno e la speranza e condurrà le anime alla dimora felice. Amatevi dunque come figli di uno stesso padre. Non fate nessuna differenza fra gli altri infelici, perché è Dio che vuole che tutti siano uguali. Non disprezzate dunque nessuno. Dio permette che i grandi criminali siano fra voi, affinché vi servano da insegnamento. Presto, quando gli uomini saranno guidati dalle vere leggi di Dio, non occorrerà più questo insegnamento, e tutti gli Spiriti impuri e ribelli saranno dispersi nei mondi inferiori coerentemente con le loro inclinazioni.

Elargite il soccorso delle vostre preghiere a quelli di cui io vi parlo: questa è la vera carità. Non bisogna dire di un criminale: «È un miserabile, bisogna liberarne la Terra; la morte che gli si infligge è persino troppo dolce per un essere di quella specie». No, non è assolutamente così che dovete parlare. Guardate, a vostro modello, Gesù. Che cosa direbbe se vedesse questo infelice vicino a Lui? Lo compiangerebbe, lo considererebbe come un ben miserabile malato e gli tenderebbe la mano. Voi, per la verità, non potete farlo, ma almeno potete pregare per lui, assistere il suo Spirito nei pochi minuti che può ancora trascorrere su questa Terra. Il pentimento può toccare il suo cuore, se voi pregate con fede. Egli fa parte del vostro prossimo, come ne fa parte il migliore degli uomini. La sua anima corrotta e ribelle è stata creata, come la vostra, per perfezionarsi. Aiutatelo dunque a uscire dalla palude e pregate per lui.

(Elisabetta di Francia, Le Havre, 1862)

Dovresti rischiare la vita per un criminale?

15. Un uomo è in pericolo di morte. Per salvarlo bisogna mettere a repentaglio la propria vita. Ma si sa che quest'uomo è un malvagio e che, se si salva, potrà commettere dei nuovi crimini. Si deve, malgrado ciò. mettere a repentaglio la propria vita?

Questa è una questione molto grave che può presentarsi spontaneamente allo spirito. Risponderò secondo il mio progresso morale, dal momento che si tratta di sapere se dobbiamo rischiare la nostra vita pur trattandosi di un malfattore. L'abnegazione è cieca. Se soccorriamo un nemico, inevitabilmente dobbiamo soccorrere anche un nemico della società, in una parola un malfattore. Credete che basti la morte per liberarsi di questo infelice? Forse che la sua vita è già tutta trascorsa? Perché, pensate, in quei rapidi istanti in cui finiscono gli ultimi attimi della sua vita, l'uomo perduto rivede la sua vita passata o, meglio, essa si erge davanti a lui. La morte, forse, arriverà troppo presto per lui. La reincarnazione potrebbe essergli terribile. Coraggio, dunque, uomini! Voi, che la scienza spiritista ha illuminato, soccorretelo, strappatelo alla sua condanna. E allora, forse, questo uomo, che morirebbe imprecando contro di voi, si getterà nelle vostre braccia. Intanto, non è necessario domandarsi se lui lo farà o no. Salvandolo, ubbidite a quella voce del cuore che vi dice: «Tuoi salvarlo! Salvalo!»

(Lamennais, Parigi, 1862)