15. Il principio della
pluralità delle esistenze è chiaramente espresso nelle tre versioni. Non
si può supporre che Giobbe abbia voluto parlare della rigenerazione per
mezzo dell'acqua del battesimo, che certamente non conosceva. «L'uomo,
essendo morto una volta, potrebbe rivivere di nuovo?»
L'idea di morire una volta e di rivivere, implica quella di morire e di
rivivere molte volte. La versione della Chiesa greca è ancora più
esplicita, se possibile: «Finendo i giorni della mia esistenza terrena, attenderò, perché io ritornerò un'altra
volta», ossia ritornerò all'esistenza terrena. Ciò è chiaro come se
qualcuno dicesse: «Esco dalla mia casa, ma ci ritornerò».
«In questa guerra in cui io mi trovo tutti i giorni della mia vita, attendo che giunga il mio cambiamento».
Giobbe vuole evidentemente parlare della lotta che sostiene contro le
miserie della vita. Attende il suo cambiamento, ossia si rassegna. Nella
versione greca, attenderò sembra piuttosto riferirsi alla nuova esistenza: «Finendo i giorni della mia esistenza terrena, attenderò, perché io ritornerò». Giobbe
sembra collocarsi, dopo la morte, in un intervallo che separa
un'esistenza dall'altra, e dire che là attenderà il suo ritorno.