5. Prefazione
— Essere riuniti nel nome di Gesù non vuol dire che è sufficiente stare
insieme fisicamente, ma che bisogna esserlo anche spiritualmente, in
comunione d'intenti e di pensiero tesi al bene. Allora sì che Gesù si
trova in mezzo all'assemblea: Lui o i puri Spiriti che lo rappresentano.
Ed è lo Spiritismo che ci fa comprendere come gli Spiriti possono
essere fra noi. Essi sono presenti con il loro corpo fluidico o
spirituale e con lo stesso aspetto che ci permetterebbe di riconoscerli
nel caso si rendessero visibili. Più sono elevati nella gerarchia,
maggiore è il loro potere di irraggiamento. È per questo che essi hanno
il dono dell'ubiquità e possono trovarsi in molti luoghi
simultaneamente, bastando a ciò un solo raggio del loro pensiero.
Con queste parole Gesù ha voluto mostrare l'effetto dell'unione e
della fraternità. Non è il numero più o meno grande ad attrarLo perché
invece di due o tre persone Egli avrebbe potuto dire dieci o venti. Ad
attrarLo è il sentimento di carità che anima le une verso le altre.
Quindi, per questo, basta che ce ne siano due. Ma, se queste due persone
pregano ognuna per proprio conto, pur rivolgendosi a Gesù; se non c'è
fra loro comunione di pensiero; se non sono mosse da un sentimento di
mutua benevolenza; se addirittura si guardano in modo ostile, con odio,
invidia e gelosia; se le correnti fluidiche dei loro pensieri si
respingono, anziché attrarsi in un comune slancio di simpatia, allora esse non sono per niente riunite in nome di Gesù. Gesù è solo il pretesto della riunione e non il vero movente (vedere cap. XXVII, n. 9 di quest'opera).
Ciò non implica assolutamente che Gesù sia sordo alla voce di una
sola persona. Se Egli non ha affatto detto: «Andrò da chiunque mi
chiami», è perché Egli esige prima di tutto l'amore del prossimo, che si
può dimostrare meglio quando si è in tanti, piuttosto che isolatamente,
e che esclude ogni sentimento di carattere personale. Ne consegue che
se, in un'assemblea numerosa, solamente due o tre persone sono unite nel
cuore da un sentimento veramente caritatevole, mentre le altre si
isolano e si concentrano in pensieri egoistici e mondani, Egli sarà con
le prime due o tre e non con le altre. Non è dunque nella simultaneità
delle parole, dei canti o degli atti esteriori che consiste la riunione
in nome di Gesù, ma nella comunione di pensieri secondo lo spirito di
carità personificato da Gesù (vedere cap. X, nn. 7 e 8; cap. XXVII, nn.
2, 3, 4 di quest'opera).
Tale deve essere il carattere delle
riunioni spiritiste serie, di quelle in cui si vuole sinceramente il
concorso dei buoni Spiriti.