IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Abbandonare il proprio padre, la propria madre e i propri figli

4. «E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna.» (Matteo 19:29)

5. Pietro disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato le nostre cose e ti abbiamo seguito». Ed egli disse loro: «Vi dico in verità che non c'è nessuno che abbia lasciato casa, o moglie, o fratelli, o genitori, o figli per amor del regno di Dio, il quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo, e nell'età futura la vita eterna». (Luca 18:28-30)

6. Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia». Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio" (Luca 9:61-62)

Senza discutere le parole, qui si tratta di scoprire il concetto, che è evidentemente questo: "Gli interessi della vita futura stanno al di sopra di tutti gli interessi e di tutte le considerazioni umane", perché il concetto della vita futura è in accordo con il fondamento della dottrina di Gesù, mentre l'idea di una rinuncia alla propria famiglia ne sarebbe la negazione.

D'altra parte non abbiamo noi forse sotto gli occhi l'applicazione di queste massime nel sacrificio degli interessi e degli affetti familiari a favore della patria? Si biasima forse un figlio che lascia il padre, la madre, i fratelli, la moglie, i figli, per andare a difendere il proprio paese? Non gli si rende, al contrario, merito per essersi lasciato strappare dal focolare domestico, dall'abbraccio degli amici, per compiere un sacrosanto dovere? Ci sono dunque doveri al di sopra di altri. La legge non fa forse obbligo alla figlia di lasciare i suoi genitori per seguire suo marito? Nel mondo sono infiniti i casi in cui le separazioni più penose sono inevitabili. Ma non per questo gli affetti si spezzano. La lontananza non diminuisce né il rispetto né la dovuta sollecitudine verso i propri genitori né la tenerezza per i propri figli. Si vede dunque che, anche se prese alla lettera, salvo la parola odiare, queste parole non sarebbero la negazione né del comandamentoche prescrive di onorare il padre e la madre, né del sentimento di tenerezza paterna. Ciò, a maggior ragione, se se ne considera lo spirito. La finalità di queste espressioni era di mostrare, con un'iperbole, quanto è imperioso il dovere di preoccuparsi della vita futura.

Esse dovevano d'altra parte essere meno scioccanti presso un popolo e in un'epoca in cui, secondo quei costumi, i legami familiari erano meno sentiti che in una civiltà moralmente più avanzata. Questi legami, più deboli presso i popoli primitivi, si fortificano con lo svilupparsi della sensibilità e del senso morale. La separazione stessa è necessaria al progresso. E ciò riguarda le famiglie come le razze, che si imbastardiscono se non ci sono degli incroci, se non si inseriscono le une nelle altre. È una legge di natura, tanto nell'interesse del progresso morale quanto in quello del progresso psichico.

Le cose non sono qui esaminate che dal punto di vista terreno. Lo Spiritismo ce le fa vedere più dall'alto, mostrandoci che i veri legami affettivi sono quelli dello Spirito e non quelli fisici, che questi legami non vengono spezzati né dalla separazione né dalla morte del corpo e che essi si fortificano nella vita spirituale con la purificazione dello Spirito. Verità consolante, questa, che dà una grande forza per sopportare le vicissitudini della vita (vedere anche il cap. IV, n. 18 e il cap. XIV, n. 18 di quest'opera).