1. Scopo dell'opera
La materia contenuta nei Vangeli si può dividere in cinque parti: le
azioni comuni della vita di Gesù; i miracoli; le predizioni; le parole
usate per l'istituzione dei dogmi della Chiesa; l'insegnamento morale. Se
le prime quattro parti sono state oggetto di controversie, l'ultima è
rimasta inattaccabile. Di fronte al codice divino la stessa incredulità
s'inchina. È il terreno dove tutti i culti si incontrano, il vessillo
sotto il quale tutti possono trovare rifugio, indipendentemente dal
credo professato, perché non è mai stato oggetto di dispute religiose,
sempre e dappertutto sollevate da questioni di dogma. D'altra parte,
discutendone, le sette vi hanno trovato la loro stessa condanna in
quanto la maggior parte delle dispute riguarda più la parte mistica che
la parte morale, che esige il miglioramento di se stessi. Per gli
uomini, la morale è soprattutto una regola di condotta che abbraccia
tutte le circostanze della vita pubblica e privata, è il principio di
tutti i rapporti sociali fondati sulla giustizia più rigorosa. È,
infine, e soprattutto, la via infallibile della felicità a venire, un
angolo di velo sollevato sulla vita futura. È questa la parte che
costituisce l'oggetto esclusivo di questa opera.
Tutti
tengono in massimo conto la morale evangelica; ognuno ne proclama la
magnificenza e la necessità, ma molti lo fanno confidando su ciò che
hanno sentito dire, o in fede a qualche massima biblica divenuta
proverbiale; pochi però la conoscono a fondo, e sono ancor meno quelli
che la comprendono e sanno dedurne le conseguenze. La ragione di ciò sta
in gran parte nella difficoltà che la lettura del Vangelo presenta,
inintelligibile per i più. La forma allegorica e il misticismo
intenzionale del linguaggio fanno sì che i più lo leggano per mettersi a
posto la coscienza nonché per dovere, come pure leggono le preghiere
senza comprenderle, ossia in modo infruttuoso. I precetti morali, sparsi
qua e là e confusi fra tante altre cose, passano inavvertiti; diventa
allora impossibile afferrarli nella loro complessità, farne l'oggetto di
una lettura e di una meditazione separate.
Sono stati
scritti, è vero, dei trattati di morale evangelica, ma la loro stesura
in uno stile letterario moderno ha privato il Vangelo della primitiva
semplicità che costituisce il suo fascino e al tempo stesso la sua
autenticità. La medesima cosa succede per le massime estrapolate,
ridotte a semplici espressioni proverbiali. Esse diventano pertanto dei
semplici aforismi che perdono parte del loro valore e del loro
interesse, isolati dagli elementi complementari e privati delle
circostanze in cui erano stati formulati.
Per ovviare a
questi inconvenienti, abbiamo riunito in quest'opera gli articoli che
possono costituire, per così dire, un codice di etica universale, senza
distinzione di culto. Nelle citazioni abbiamo conservato tutto ciò che è
utile allo sviluppo del pensiero, eliminando solo quanto è estraneo
all'argomento.
Abbiamo inoltre rispettato scrupolosamente la
traduzione originale di Sacy, e la sua divisione in versetti. Ma anziché
attenerci a un ordine cronologico, impossibile e senza vantaggio reale
in tale trattazione, abbiamo raggruppato e classificato le massime
metodicamente, secondo la loro natura, in modo che esse si deducessero,
per quanto possibile, le une dalle altre.
Il riferimento alla
numerazione dei capitoli e dei versetti permette di ricorrere alla
consultazione corrente, se lo si ritiene opportuno.
È solo un
accorgimento pratico che, di per sé, avrebbe semplicemente un'utilità
secondaria. L'essenziale era mettere queste massime alla portata di
tutti con la spiegazione dei passaggi poco chiari e dello sviluppo di
tutte le conseguenze da esse derivanti, in considerazione
dell'applicazione alle varie situazioni della vita. È ciò che abbiamo
cercato di fare con l'aiuto dei buoni Spiriti che ci assistono.
Molti punti del Vangelo, della Bibbia e dei testi sacri in generale
non sono intelligibili, molti sembrano addirittura irrazionali in
mancanza di una chiave per comprenderne il vero significato. Ora, questa
chiave si trova tutta nello Spiritismo, come hanno già potuto
comprendere coloro che lo hanno studiato seriamente, e come si
constaterà in seguito.
Lo Spiritismo è presente ovunque, sia
nell'antichità sia in tutte le altre epoche dell'umanità. Ovunque di
esso si trovano tracce: negli scritti, nei credo religiosi e nei
monumenti. È per questo che esso apre non solo orizzonti nuovi per il
futuro, ma getta anche una luce non meno viva sui misteri del passato.
A complemento di ogni precetto, abbiamo aggiunto alcune istruzioni
scelte fra quelle dettate dagli Spiriti nei vari paesi per il tramite di
vari medium. Se queste istruzioni fossero uscite da un'unica fonte,
avrebbero potuto risentire dell'influenza personale o dell'ambiente,
mentre la molteplicità delle origini prova che gli Spiriti offrono il
loro insegnamento ovunque e che, sotto questo aspetto, non c'è nessuno
che sia privilegiato.[1]
Quest'opera è al servizio di tutti;
ognuno può trovarvi il modo di conformarsi alla morale di Cristo. Gli
spiritisti vi troveranno inoltre le applicazioni che più li riguardano
personalmente.
Grazie alle comunicazioni stabilite ormai in
modo permanente fra gli uomini e il mondo invisibile, la legge
evangelica, insegnata in tutto il mondo dagli stessi Spiriti, non sarà
più lettera morta perché ognuno la comprenderà e sarà costantemente
sollecitato a metterla in pratica dai consigli delle guide spirituali.
Le istruzioni degli Spiriti sono veramente le voci del Cielo che vengono a illuminare gli uomini e a spronarli alla pratica del Vangelo.
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[1]
Avremmo certamente potuto fornire per ogni argomento un numero ben più
grande di comunicazioni ottenute in moltissimi e diversi luoghi e in
centri spiritisti oltre a quelli citati; ma abbiamo dovuto,
innanzitutto, evitare la monotonia delle ripetizioni non necessarie e
limitare pertanto la nostra scelta a quelle comunicazioni che, per
contenuto e forma, rientrassero più specificamente nel quadro di
quest'opera, riservando a future pubblicazioni quelle che non hanno
trovato posto qui.
Quanto ai medium, ci siamo astenuti dal
menzionarli, per lo più dietro loro richiesta, e di conseguenza non
abbiamo ritenuto opportuno fare delle eccezioni. D'altra parte il nome
dei medium non avrebbe aggiunto alcun valore all'opera degli Spiriti; si
sarebbe dunque trattato solo di una questione di amor proprio a cui i
medium veramente seri non tengono affatto. Essi comprendono che, essendo
il loro ruolo puramente passivo, il valore delle comunicazioni non va
assolutamente attribuito al loro merito personale e che sarebbe puerile
gloriarsi di un lavoro intelligente al quale contribuiscono solo
meccanicamente.