15. «A
chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha».
Meditate su questo grande insegnamento che sovente è sembrato un
paradosso. Chi ha ricevuto è colui che possiede il senso della parola
divina. Egli ha ricevuto in quanto ha cercato di rendersene degno e in
quanto il Signore, nel Suo amore misericordioso, incoraggia i suoi
sforzi, che tendono al bene. Questi sforzi, poderosi e continui attirano
la grazia del Signore. Essi sono come una calamita che attiri
progressivamente a sé i miglioramenti e le abbondanti grazie, che vi
mettono in grado di scalare la montagna santa, sulla cui sommità c'è il
riposo dopo lo sforzo.
«Si toglie a chi non ha niente, o a
chi ha poco». Prendete ciò come una contraddizione figurata. Dio non
toglie alle Sue creature il bene che si è degnato di dar loro. Uomini
ciechi e sordi! Aprite la vostra intelligenza e i vostri cuori, guardate
con il vostro spirito, intendete con la vostra anima e non interpretate
in modo così grossolanamente ingiusto le parole di Colui che ha fatto
risplendere ai vostri occhi la giustizia del Signore. Non è Dio che
toglie a chi aveva poco ricevuto, è lo stesso Spirito che, prodigo e
indifferente, non sa conservare ciò che ha né sa accrescere,
fecondandolo, l'obolo caduto nel suo cuore.
Chi non coltiva
il campo, guadagnato da suo padre con il lavoro, e che ha ereditato,
vede questo campo coprirsi di erbe parassite. È forse suo padre, allora,
che gli toglie il raccolto ch'egli non ha voluto preparare? Se ha
lasciato che il seminato, destinato a germogliare nel campo, morisse per
mancanza di cure, può incolpare suo padre se il campo non produce? No e
poi no! Invece di muovere a suo padre, che aveva preparato tutto per
lui, l'accusa di riprendersi i suoi doni, che accusi il vero autore
delle sue disgrazie e, pentito e operoso, si metta all'opera con
coraggio. Dissodi il terreno sterile con lo sforzo della sua volontà, lo
lavori in profondità con l'aiuto del pentimento e della speranza, getti
con fiducia la semenza che avrà sceltobuona fra quella cattiva, la
innaffi con il suo amore e la sua carità, e Dio, il. Dio d'amore e di
carità, darà a colui che già ha ricevuto. Vedrà allora i suoi sforzi
coronati dal successo, e un seme produrne cento e un altro produrne
mille. Coraggio, lavoratori, prendete i vostri rastrelli e i vostri
aratri, nobilitate i vostri cuori ed estirpatene il loglio, seminate il
buon grano che il Signore vi affida, e la rugiada dell'amore ne farà
germogliare i frutti della carità.
(Uno Spirito amico, Bordeaux, 1862)