8. «Quando fai un pranzo o una cena — dice Gesù — non invitare i tuoi amici, ma chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi.»
Queste parole, assurde se le si prende alla lettera, sono sublimi se
se ne cerca lo spirito. Gesù non può aver voluto dire che invece degli
amici bisogna mettere intorno alla propria tavola i mendicanti della
strada. Il Suo linguaggio era quasi sempre allusivo e, per degli uomini
incapaci di comprendere le delicate sfumature del pensiero, ci volevano
delle immagini forti, che producessero l'effetto dei colori dai toni
vivi. La sostanza del Suo pensiero viene rivelato da queste parole: «Tu sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiare». In
altre parole: non si deve assolutamente fare il bene in vista di un
compenso, ma per il solo piacere di farlo. E per fare un esempio che
colpisca, dice che siano invitati al banchetto i poveri che non
potranno, come ben si sa, restituirlo. E per banchetto bisogna intendere
non il pasto propriamente detto, ma la partecipazione all'abbondanza di
cui gli altri fruiscono.
Ciononostante, queste parole
possono venire applicate anche in senso più letterale. Quante le persone
che invitano alla loro tavola solo quelli che possono, come essi
dicono, onorarli o invitarli a loro volta! Altri invece trovano
soddisfazione nel ricevere quei parenti o amici meno fortunati. E chi
non ne ha fra i suoi? A volte si tratta di rendere loro un grande favore
senza averne l'aria. Costoro, senza andare a reclutare ciechi e zoppi,
mettono in pratica la massima di Gesù, se lo fanno per beneficenza,
senza ostentazione, e se sanno dissimulare il beneficio con sincero
senso di ospitalità.