6. Molti rimpiangono di non
poter fare tutto il bene che vorrebbero, per mancanza di risorse, e se
desiderano la fortuna, dicono che è per farne buon uso. L'intenzione è
senza dubbio lodevole e può essere veramente sincera per qualcuno. Ma è
proprio certo che siano tutti completamente disinteressati? Non ci
saranno anche persone che, augurandosi di fare del bene agli altri, si
sentirebbero ben più a loro agio incominciando a farlo a se stessi? Per
concedersi qualche capriccio in più, per procurarsi qualcosa di
superfluo che ancora non si sono permessi, salvo poi dare il rimanente
ai poveri. Questi ripensamenti, che forse essi dissimulano persino a se
stessi, ma che ritroverebbero in fondo al loro cuore se vi scavassero,
annullano il merito dell'intenzione, perché la vera carità è rivolta
agli altri prima che a se stessi.
Il sublime della carità, in
questo caso, sarebbe di cercare nel proprio lavoro, con l'impiego delle
proprie forze, della propria intelligenza, del proprio talento, le
risorse che mancano per realizzare le proprie generose intenzioni.
Questo è il sacrificio più grato a Dio. Purtroppo la maggior parte
rincorre facili guadagni per arricchirsi tutto d'un colpo e senza
fatica, rincorre chimere, quali la scoperta di tesori, un'occasione
aleatoria favorevole, il recupero di eredità insperate ecc. E che dire
di coloro che sperano di trovare, per essere assecondati in ricerche di
questo genere, l'aiuto degli Spiriti? Sicuramente essi non conoscono e
non comprendono il fine sacro dello Spiritismo e, ancor meno, la
missione degli Spiriti ai quali Dio permette di comunicare con gli
uomini. Così sono puniti dalle loro stesse disillusioni. (Il libro dei medium, nn. 294, 295)
Coloro le cui idee sono epurate da tutte le intenzioni personali
devono consolarsi per l'impossibilità di fare tutto il bene che
vorrebbero, pensando che l'offerta del povero, che dona privandosi, pesa
di più, sulla bilancia di Dio, dell'oro del ricco, che dà senza
privarsi di niente. Senza dubbio la soddisfazione di poter soccorrere
largamente l'indigente sarà grande, ma se non è possibile, bisogna
rassegnarsi e limitarsi a fare quello che si può. D'altra parte, non è
solo con l'oro che si possono asciugare le lacrime, e si deve forse
rimanere inattivi perché non se ne possiede? Chi vuole realmente
rendersi utile verso i propri fratelli, trova mille opportunità. Le
cerchi e finirà col trovarle, se non in un modo, sarà in un altro. Non
esiste infatti nessuno, in grado di intendere e di volere, che non possa
rendere un qualsiasi servigio, dare una consolazione, alleviare una
sofferenza fisica o morale, fare un passo utile per il prossimo. In
mancanza di soldi, chi di noi non ha un lavoro, del tempo, un momento di
pausa di cui non possa dare una parte agli altri? Anche in ciò consiste
l'elemosina del povero, l'obolo della vedova.