IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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La collera

9. L'orgoglio vi porta a credere di essere più di quanto non siate, a non tollerare un confronto che possa sminuirvi, a vedervi talmente al di sopra dei vostri fratelli, sia come spirito sia come posizione sociale, sia anche riguardo a privilegi personali, che il minimo accostamento con altri vi irrita e vi urta. E che succede allora? Succede che vi lasciate prendere dalla collera.

Cercate l'origine di questi accessi di demenza passeggera, che vi assimilano al bruto facendovi perdere il controllo. Cercate, e troverete quasi sempre che alla base c'è l'orgoglio umiliato. Non è forse l'orgoglio colpito da una contraddizione che vi fa rifiutare le osservazioni giuste, che vi fa respingere con collera i più saggi consigli? L'impazienza stessa, causata da contrarietà sovente puerili, trae origine dall'importanza data alla propria persona, di fronte alla quale si crede che ognuno debba inchinarsi.

Nella sua frenesia, l'uomo collerico accusa tutto e tutti, dalla natura da lui ritenuta malvagia fino agli oggetti che manda in frantumi perché non gli obbediscono. Ah! Se in quei momenti potesse vedersi a sangue freddo, avrebbe paura di se stesso o si troverebbe ridicolo! Da ciò si può immaginare l'impressione che deve fare sugli altri. Solo per rispetto verso se stesso, dovrebbe sforzarsi di vincere una tendenza che lo fa oggetto di pietà.

Se pensasse che la collera non porta nessun rimedio, che altera la sua salute, che compromette persino la sua vita, si renderebbe conto che la prima vittima è proprio lui. Ma, soprattutto, un'altra considerazione dovrebbe indurlo a moderarsi: il pensiero che egli rende infelici tutti quelli che gli stanno attorno. Se ha del cuore, non prova rimorso nel far soffrire quelli che di più ama? E quale rimpianto mortale se, in un accesso di collera, commettesse un'azione che dovesse rimproverarsi per tutta la vita!

Insomma, la collera non esclude certe qualità di cuore, ma impedisce di compiere il bene, può far commettere molto male, e questo dovrebbe bastare per impegnarsi a dominarla. Lo Spiritista è inoltre sollecitato a dominarsi da un altro motivo: la collera è contraria alla carità e all'umiltà cristiana.

(Uno Spirito Protettore, Bordeaux, 1863)


10. Secondo l'errata opinione che non si può cambiare la propria natura, l'uomo si ritiene dispensato dallo sforzarsi di correggere i suoi difetti, di cui volentieri si compiace e che comporterebbero troppa perseveranza. È così, per esempio, che l'uomo incline alla collera trova quasi sempre delle attenuanti al suo temperamento. Piuttosto che ammettere di essere colpevole, fa ricadere la colpa sulla sua natura, accusando così indirettamente Dio delle sue malefatte. È, ancora una volta, una conseguenza dell'orgoglio, che si trova mischiato con tutte le sue imperfezioni.

È fuor di dubbio che ci sono temperamenti che si abbandonano più di altri ad atti violenti, come ci sono muscoli più duttili che meglio si prestano ai tours de force. Ma non crediate che consista in ciò la causa principale della collera e convincetevi che uno Spirito mite, anche se si trovasse in un corpo bilioso, sarà sempre mite, e che uno Spirito violento, in un corpo debole, non per questo sarà più dolce. Ma la violenza si manifesterà diversamente: non avendo un organismo adatto ad assecondare i suoi impulsi, la collera rimarrà concentrata, mentre nel caso contrario si espanderà.

Non è il corpo a dare la collera a chi non ce l'ha, così come non è il corpo a dargli tutti gli altri vizi. Tutte le virtù e tutti i vizi sono inerenti allo Spirito. Senza ciò dove starebbe il merito e la responsabilità? L'uomo menomato non può raddrizzarsi perché lo Spirito nulla può per questo, ma può modificare ciò che è dello Spirito, quando c'è una ferma volontà. L'esperienza non prova forse, Spiritisti, fin dove può giungere la potenza della volontà, attraverso le trasformazioni veramente miracolose che voi sapete operare? Dite dunque a voi stessi che l'uomo resta vizioso solo perché vuole restarvi. Ma colui che lo vuole può sempre correggersi, altrimenti la legge del progresso non esisterebbe per l'uomo.

(Hahnemann, Parigi, 1863)