1 — Preghiere generiche
Preghiera domenicale
2. Prefazione— Gli Spiriti hanno raccomandato di porre la Preghiera domenicale all'inizio
di questa raccolta, non solamente come preghiera, ma anche come
simbolo. Essa, fra tutte le preghiere, è quella che gli Spiriti mettono
al primo posto, sia perché viene da Gesù stesso (Matteo 6:9-13), sia
perché può sostituirle tutte a seconda del pensiero che le si
attribuisce. È il più bell'esempio di concisione, un vero capolavoro di
eccellenza nella sua semplicità. In effetti, in una forma quanto mai
essenziale, essa riesce a riassumere tutti i doveri dell'uomo verso Dio,
verso .lui stesso e verso il prossimo. Racchiude una professione di
fede, un atto di adorazione e di sottomissione, la domanda di cose
necessarie alla vita terrena, e il principio della carità. Proferirla
per conto di qualcuno è chiedere per lui ciò che si domanderebbe per se
stessi.
Ciononostante, è a causa della sua stessa brevità che
il significato profondo, racchiuso nelle poche parole di cui è
composta, sfugge alla maggior parte degli uomini. Questo perché
generalmente viene recitata senza riflettere sul significato di ciascuna
delle sue frasi. Viene pronunciata come una formula la cui efficacia è
proporzionale al numero di volte che è ripetuta, che è quasi sempre uno
dei numeri cabalistici tre, sette o nove, tratti dall'antica credenza superstiziosa sul potere dei numeri e in uso nelle pratiche magiche.
Per surrogare le esitazioni che la concisione di questa preghiera
genera nella mente, con il consiglio e l'assistenza dei buoni Spiriti, a
ogni proposizione è stato aggiunto un commento che ne sviluppa il
significato e ne mostra le applicazioni. Secondo le circostanze e il
tempo disponibile, si può dunque dire la Preghiera domenicale semplice o ampliata.
3. Preghiera
I. Padre nostro, che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo nome!
Crediamo in Voi, Signore, perché tutto ci rivela la Vostra potenza e
la Vostra bontà. L'armonia dell'universo testimonia una saggezza, una
prudenza e una preveggenza che oltrepassano tutte le facoltà umane. Il
nome di un Essere sovranamente grande e saggio è inscritto in tutte le
opere della creazione, dal filo d'erba e il più piccolo insetto, fino
agli astri che si muovono nello spazio. Ovunque noi vediamo la prova di
una sollecitudine paterna. È cieco chi non Vi riconosce nelle Vostre
opere, presuntuoso chi non Vi glorifica, ingrato chi non Vi rende
grazie.
II. Venga il Tuo Regno!
Signore, Voi avete dato agli uomini leggi piene di saggezza e che
farebbero la loro felicità se essi le osservassero. Con queste leggi,
essi potrebbero stabilire fra loro la pace e la giustizia e aiutarsi
reciprocamente, anziché nuocersi come fanno. I forti sosterrebbero i
deboli invece di opprimerli. Essi eviterebbero i mali che generano abusi
ed eccessi di ogni genere. Tutte le miserie di questa Terra sono
provocate dalla violazione delle Vostre leggi, perché non c'è una sola
infrazione che non abbia le sue fatali conseguenze.
Voi avete
dato all'animale l'istinto, che gli indica i limiti delle sue necessità
e a cui si conforma automaticamente. Ma all'uomo, oltre all'istinto,
avete dato l'intelligenza e la ragione e anche la libertà di osservare o
di infrangere quelle leggi che lo riguardano personalmente, ossia la
libertà di scegliere fra il bene e il male, affinché abbia il merito e
la responsabilità delle sue azioni.
Per nessuno può essere
ammessa l'ignoranza delle vostre leggi perché, nella Vostra previdenza
paterna, avete voluto che queste leggi fossero impresse nella coscienza
di ognuno, senza distinzione di culto o di razza. Le viola chi Vi
disconosce.
Giorno verrà in cui, secondo la Vostra promessa,
tutti le praticheranno. Allora l'incredulità sarà scomparsa, tutti Vi
riconosceranno come il sovrano Padrone di tutte le cose, e il regno
delle Vostre leggi sarà il Vostro regno sulla Terra.
Degnatevi, Signore, di affrettare il suo avvento, dando agli uomini la
luce necessaria per condurli sul cammino della verità.
III. Sia fatta la Tua volontà così in Cielo come in Terra!
Se la sottomissione è un dovere dei figli rispetto al padre,
dell'inferiore rispetto al superiore, quanto sarà più grande quella
della creatura rispetto al suo Creatore! Fare la Vostra volontà,
Signore, vuol dire osservare le Vostre leggi e sottomettersi senza
lamentarsi ai decreti divini. L'uomo si sottometterà quando comprenderà
che siete Voi la fonte di tutta la saggezza, e che senza di Voi nulla si
può. Allora l'uomo farà la Vostra volontà sulla Terra, come gli eletti
in Cielo.
IV. Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Dateci il nutrimento per il mantenimento delle forze fisiche e
dateci anche il nutrimento spirituale per lo sviluppo del nostro
Spirito.
L'animale il suo cibo lo trova, ma l'uomo lo ottiene
dalla sua attività e dalle risorse della sua intelligenza, perché Voi
lo avete creato libero.
Voi gli avete detto: «Tu trarrai il
tuo nutrimento dalla terra, con il sudore della tua fronte». Perciò gli
avete fatto obbligo del lavoro, affinché esercitasse la sua intelligenza
attraverso la ricerca dei mezzi per poter provvedere alle proprie
necessità e al suo benessere, chi con il lavoro materiale, chi con il
lavoro intellettuale. Senza il lavoro, egli sarebbe rimasto sempre allo
stesso livello né avrebbe potuto aspirare alla felicità degli Spiriti
superiori.
Voi assistete l'uomo di buona volontà che si
affida a Voi per il necessario, ma non quello che si crogiola nell'ozio
volendo ottenere tutto senza fatica, né quello che cerca il superfluo
(vedere cap. XXV di quest'opera).
Tanti sono quelli che
soccombono per le loro stesse colpe, per la loro incuria, la loro
imprevidenza o la loro ambizione e per non aver voluto accontentarsi di
ciò che gli avete dato! Costoro sono gli artefici della loro stessa
sfortuna e non hanno il diritto di lamentarsi, perché vengono puniti
secondo i loro peccati. Ma anche costoro non sono da Voi abbandonati,
perché Voi siete infinitamente misericordioso e tendete loro una mano
per soccorrerli quando, come il figliol prodigo, ritornano sinceramente a
Voi (vedere cap. V, n. 4 di quest'opera).
Prima di
lamentarci della nostra sorte, domandiamoci se non è opera nostra; a
ogni disgrazia che ci succede, domandiamoci se non sarebbe dipeso da noi
evitarla. Ma diciamoci anche che Dio ci ha dato l'intelligenza per
superare gli ostacoli e che dipende da noi farne buon uso.
Poiché la legge del lavoro è la condizione dell'uomo sulla Terra,
dateci, Signore, il coraggio e la forza di compierlo. Dateci anche la
prudenza, l'accortezza e la moderazione, affinché non ne perdiamo il
frutto.
Dateci dunque, Signore, il nostro pane quotidiano,
ossia i mezzi per acquistare con il lavoro il necessario per vivere,
poiché nessuno ha il diritto di reclamare il superfluo.
Se non ci sarà possibile lavorare, confidiamo nella Vostra divina Provvidenza.
Se, malgrado i nostri sforzi, sarà nei Vostri disegni sottoporci
alle più dure privazioni, noi le accetteremo come una giusta espiazione
degli errori che abbiamo potuto commettere in questa vita o in altre
vite precedenti, perché Voi siete giusto. Noi sappiamo che non esistono
pene immeritate, e che Voi non castigate mai senza una causa.
Preservateci, mio Dio, dal nutrire invidia verso coloro che possiedono
quello che noi non possediamo o verso coloro che hanno il superfluo,
mentre noi non abbiamo neppure il necessario. Perdonate loro se
dimenticano la legge di carità e d'amore verso il prossimo che Voi avete
loro insegnato (vedere cap. XVI, n. 8 di quest'opera).
Allontanate anche dal nostro spirito il pensiero di negare la Vostra
giustizia, allorché vediamo la prosperità del malvagio e l'infelicità
che prostra a volte l'uomo dabbene. Noi sappiamo ora, grazie ai nuovi
lumi che a Voi è piaciuto offrici, che la Vostra giustizia sempre si
attua e che nessuno può sfuggirle. Sappiamo anche che la prosperità
materiale del malvagio è effimera, come effimera è la sua esistenza
fisica, e che gli procurerà terribili disgrazie, mentre la felicità
riservata a chi soffre con rassegnazione sarà eterna (vedere cap. V, nn.
7, 9, 12, 18 di quest'opera).
V. Rimetti
a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Perdona le nostre offese, come noi le perdoniamo a chi ci offende.
Ogni nostra inosservanza alle Vostre leggi, Signore, è un'offesa nei
Vostri confronti, e un debito che con Voi contraiamo e che prima o poi
dovremo saldare. Noi ne affidiamo la remissione alla Vostra infinita
misericordia, con la promessa di impegnarci a non contrarne degli altri.
Voi avete fatto espressamente per noi una legge sulla carità. Ma la
carità non consiste solamente nell'assistere il proprio simile nel
bisogno, essa sta anche nel dimenticare e nel perdonare le offese. Con
quale diritto reclameremmo la Vostra indulgenza, se noi stessi ne
difettassimo nei confronti di quelli di cui ci lamentiamo?
Dateci, o mio Dio, la forza di soffocare nel nostro animo qualsiasi risentimento, odio o rancore. Fate che la morte non ci sorprenda con un desiderio di vendetta nell'animo. Se
Voi vorrete toglierci oggi stesso da questo mondo, concedeteci di
presentarci a Voi puri da ogni animosità, sull'esempio di Cristo le cui
ultime parole furono di perdono per i Suoi aguzzini (vedere cap. X di
quest'opera).
Le persecuzioni che i malvagi ci fanno patire
fanno parte delle nostre prove terrene, e noi dobbiamo accettarle senza
lamentele, come tutte le altre prove. Non dobbiamo maledire coloro che
con la loro malvagità ci indicano il cammino della felicità eterna. Non
avete Voi forse detto, per bocca di Gesù: «Felici quelli che soffrono
per la giustizia!»? Benediciamo dunque la mano che ci colpisce e ci
umilia, perché le piaghe del corpo fortificano la nostra anima, e noi
saremo risollevati dalla nostra condizione di umiliazione (vedere cap.
XII, n. 4 di quest'opera).
Benedetto sia il Vostro nome,
Signore, per averci insegnato che la nostra sorte non è irrevocabilmente
fissata dopo la morte, che noi troveremo in altre esistenze il modo di
riscattare e riparare i nostri errori passati e di compiere in una nuova
vita ciò che non abbiamo potuto fare in questa per il nostro
avanzamento (vedere cap. IV; V, n. 5 di quest'opera).
Attraverso ciò si spiegano tutte le apparenti incongruenze della vita.
Si tratta della luce gettata sul nostro passato e sul nostro futuro, il
segno luminoso della Vostra sovrana giustizia e della Vostra bontà
infinita.
VI. Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male [1]
Dateci, Signore, la forza di resistere alle suggestioni di cattivi
Spiriti che tentassero di fuorviarci dalla via del bene, ispirandoci
cattivi pensieri.
Ma noi stessi siamo Spiriti imperfetti,
incarnati su questa Terra per espiare le nostre colpe e per migliorarci.
La causa prima del male è in noi, e i cattivi Spiriti non fanno che
approfittare delle nostre inclinazioni viziose, nelle quali ci
trattengono per tentarci.
Ogni imperfezione è una porta
aperta all'influenza degli Spiriti malvagi, mentre essi sono impotenti e
rinunciano a qualsiasi tentativo nei confronti degli esseri perfetti.
Tutto ciò che noi potremo fare per allontanarli è inutile, se non ci
opporremo a loro con una volontà incrollabile nel bene e una rinuncia
assoluta al male. È dunque verso noi stessi che dobbiamo dirigere i
nostri sforzi. Solo così i cattivi Spiriti si allontaneranno
naturalmente, perché è il male che li attira, mentre il bene li respinge
(vedere in questo stesso cap. "Preghiera per gli ossessi" al n. 81).
Signore, sosteneteci nella nostra debolezza. Ispirateci, attraverso
la voce dei nostri angeli custodi e dei buoni Spiriti, la volontà di
correggerci delle nostre imperfezioni, al fine di chiudere agli Spiriti
impuri l'accesso alle nostre anime (vedere in questo stesso cap. n. 11).
Il male non è assolutamente opera Vostra, Signore, perché dalla
sorgente di ogni bene non può affatto sgorgare alcunché di malvagio.
Siamo noi stessi che creiamo il male infrangendo le Vostre leggi e
facendo cattivo uso della libertà che Voi ci avete dato. Quando gli
uomini osserveranno le Vostre leggi, il male scomparirà dalla Terra,
come è già scomparso nei mondi più avanzati.
Il male non è
una fatale necessità per nessuno. Esso può sembrare irresistibile solo a
chi vi si abbandoni con compiacimento. Se noi abbiamo la volontà di
fare il male, possiamo avere anche quella di fare il bene. Per questo, o
mio Dio, domandiamo la Vostra assistenza e quella dei buoni Spiriti,
per resistere alle tentazioni.
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[1] Certe traduzioni riportano: «Nonindurci in tentazione» (et ne nos inducas in tentationem).Questa
espressione lascerebbe intendere che la tentazione viene da Dio, che
Egli spinga, cioè, volontariamente gli uomini al male. È un pensiero
blasfemo che assimilerebbe Dio a Satana, e non può essere stato quello
di Gesù. Esso è del resto conforme alla dottrina comune sul ruolo del
demonio. (Vedere Il Cielo e l'Inferno, cap. X, "I demoni")
VII. Così sia.
Vogliate, Signore, che i nostri desideri si compiano! Noi però ci
inchiniamo dinanzi alla Vostra saggezza infinita. Per tutte le cose che
non ci è dato comprendere, sia fatta la Vostra santa volontà e non la
nostra, perché Voi volete solo il nostro bene e sapete meglio di noi ciò
che ci è utile.
Vi rivolgiamo questa preghiera, o mio Dio,
per noi stessi. Ve la rivolgiamo anche per tutte le anime sofferenti,
incarnate o disincarnate, per i nostri amici e i nostri nemici, per
tutti quelli che implorano la nostra assistenza, e in particolare per
X...
Imploriamo per tutti la Vostra misericordia e la Vostra benedizione.
Nota -
Si può citare qui ciò per cui si ringrazia Dio e ciò che si domanda per
se stessi e per altri (vedere qui di seguito le preghiere nn. 26 e 27).
Riunioni spiritiste
4. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. (Matteo 18:20)
5. Prefazione
— Essere riuniti nel nome di Gesù non vuol dire che è sufficiente stare
insieme fisicamente, ma che bisogna esserlo anche spiritualmente, in
comunione d'intenti e di pensiero tesi al bene. Allora sì che Gesù si
trova in mezzo all'assemblea: Lui o i puri Spiriti che lo rappresentano.
Ed è lo Spiritismo che ci fa comprendere come gli Spiriti possono
essere fra noi. Essi sono presenti con il loro corpo fluidico o
spirituale e con lo stesso aspetto che ci permetterebbe di riconoscerli
nel caso si rendessero visibili. Più sono elevati nella gerarchia,
maggiore è il loro potere di irraggiamento. È per questo che essi hanno
il dono dell'ubiquità e possono trovarsi in molti luoghi
simultaneamente, bastando a ciò un solo raggio del loro pensiero.
Con queste parole Gesù ha voluto mostrare l'effetto dell'unione e
della fraternità. Non è il numero più o meno grande ad attrarLo perché
invece di due o tre persone Egli avrebbe potuto dire dieci o venti. Ad
attrarLo è il sentimento di carità che anima le une verso le altre.
Quindi, per questo, basta che ce ne siano due. Ma, se queste due persone
pregano ognuna per proprio conto, pur rivolgendosi a Gesù; se non c'è
fra loro comunione di pensiero; se non sono mosse da un sentimento di
mutua benevolenza; se addirittura si guardano in modo ostile, con odio,
invidia e gelosia; se le correnti fluidiche dei loro pensieri si
respingono, anziché attrarsi in un comune slancio di simpatia, allora esse non sono per niente riunite in nome di Gesù. Gesù è solo il pretesto della riunione e non il vero movente (vedere cap. XXVII, n. 9 di quest'opera).
Ciò non implica assolutamente che Gesù sia sordo alla voce di una
sola persona. Se Egli non ha affatto detto: «Andrò da chiunque mi
chiami», è perché Egli esige prima di tutto l'amore del prossimo, che si
può dimostrare meglio quando si è in tanti, piuttosto che isolatamente,
e che esclude ogni sentimento di carattere personale. Ne consegue che
se, in un'assemblea numerosa, solamente due o tre persone sono unite nel
cuore da un sentimento veramente caritatevole, mentre le altre si
isolano e si concentrano in pensieri egoistici e mondani, Egli sarà con
le prime due o tre e non con le altre. Non è dunque nella simultaneità
delle parole, dei canti o degli atti esteriori che consiste la riunione
in nome di Gesù, ma nella comunione di pensieri secondo lo spirito di
carità personificato da Gesù (vedere cap. X, nn. 7 e 8; cap. XXVII, nn.
2, 3, 4 di quest'opera).
Tale deve essere il carattere delle
riunioni spiritiste serie, di quelle in cui si vuole sinceramente il
concorso dei buoni Spiriti.
6. Preghiera (All'inizio
della riunione) — Noi preghiamo il Signore Iddio Onnipotente di
mandarci Spiriti buoni per assisterci, di allontanare quelli che
potrebbero indurci in errore e di concederci la luce necessaria per
distinguere la verità dalla menzogna.
Allontanate, Signore,
anche gli Spiriti malevoli, incarnati o disincarnati, che potrebbero
tentare di gettare fra noi la discordia e di distoglierci dalla carità e
dall'amore per il prossimo. Se qualcuno tentasse di introdursi qui,
fate che non trovi accoglimento nel cuore di nessuno di noi.
Buoni Spiriti, che vi degnate di venire a istruirci, rendeteci docili ai
vostri consigli. Allontanate da noi qualsiasi pensiero d'egoismo,
orgoglio, invidia e gelosia. Ispirateci l'indulgenza e la benevolenza
verso i nostri simili presenti o assenti, amici o nemici. Infine fate sì
che, attraverso i sentimenti da cui saremo animati, noi possiamo
riconoscere la Vostra salutare influenza.
Donate ai medium,
cui darete l'incarico di trasmetterci i Vostri insegnamenti, la
coscienza della santità della missione che è stata loro affidata e della
gravità dell'atto che essi stanno per compiere, affinché agiscano con
il fervore e il raccoglimento necessari.
Se nell'assemblea si
trovano persone attirate da altro intendimento che non sia il bene,
aprite loro gli occhi alla luce e perdonateli, come noi li perdoneremmo
se venissero con intenzioni malevole.
Noi preghiamo in particolare lo Spirito di X..., nostra guida spirituale, di assisterci e di vegliare su di noi.
7. (Alla
fine della riunione) — Ringraziamo gli Spiriti buoni che sono venuti
qui per comunicare con noi, li preghiamo di aiutarci a mettere in
pratica le istruzioni che ci hanno dato e di far in modo che ognuno di
noi, uscendo da qui, si senta fortificato nella pratica del bene e
dell'amore verso il prossimo.
Desideriamo pure che queste
istruzioni siano di vantaggio per gli Spiriti sofferenti e per quelli
ignoranti o viziosi, che hanno potuto assistere a questa riunione e sui
quali noi invochiamo la misericordia di Dio.
Per i medium
8.
«Avverrà negli ultimi giorni», dice Dio, «che io spanderò il mio
Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie
profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri
vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie serve, in
quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.» (Atti 2:17-18)
9. Prefazione
— Ha voluto il Signore che luce fosse fatta per tutti gli uomini e
penetrasse ovunque attraverso la voce degli Spiriti, affinché tutti
potessero acquisire le prove dell'immortalità. È con questo obiettivo
che gli Spiriti si manifestano oggi in tutti i punti della Terra. La
medianità che si rivela in persone di qualsiasi età e condizione, negli
uomini e nelle donne, nei bambini e nei vecchi, è uno dei segnali del
compiersi dei tempi profetizzati.
Per conoscere le cose del
mondo visibile e scoprire i segreti della natura materiale Dio ha dato
all'uomo la vista organica, i sensi e strumenti speciali. Con il
telescopio egli spinge il suo sguardo nelle profondità dello spazio e
con il microscopio scopre il mondo dell'infinitamente piccolo. Per
penetrare nel mondo invisibile, Dio gli ha dato la medianità.
I medium sono gli interpreti incaricati di trasmettere agli uomini gli insegnamenti degli Spiriti o, per meglio dire, sono gli organi materiali attraverso i quali gli Spiriti si esprimono per rendersi intelligibili agli uomini. La loro missione è sacra, perché ha lo scopo di schiudere gli orizzonti della vita eterna.
Gli Spiriti vengono a istruire gli uomini sui loro destini futuri,
al fine di condurli sulla via del bene e non certo per risparmiar loro
il lavoro materiale che devono compiere su questa Terra per migliorarsi e
non per favorire la loro ambizione e la loro cupidigia. Ecco ciò che i
medium devono ben comprendere per evitare di fare un cattivo uso della
loro facoltà. Coloro che comprendono la gravità del mandato di cui sono
investiti lo svolgono religiosamente. La loro stessa coscienza li
condannerebbe, come rei di atto sacrilego, qualora usassero, con
finalità di divertimento o distrazione per sé e per gli altri, una facoltà che è stata loro concessa con scopi ben più seri e che li mette in contatto con gli esseri d'oltretomba.
Come interpreti dell'insegnamento degli Spiriti, i medium devono
svolgere un ruolo importante nella trasformazione morale che è in atto. I
servizi che essi possono rendere sono commisurati al buon indirizzo che
essi danno alla loro facoltà. Quelli infatti che si trovano su una
strada errata sono più nocivi che utili alla causa dello Spiritismo. Con
le cattive impressioni che producono, essi ritardano più di una
conversione. È per questo che sarà loro domandato conto dell'uso che
avranno fatto di una facoltà concessa per il bene dei loro simili.
Il medium che voglia conservare l'assistenza dei buoni Spiriti deve
lavorare per il suo stesso miglioramento. Chi vuole aumentare e
sviluppare la sua facoltà dovrà lui stesso crescere moralmente e
astenersi da tutto ciò che tendesse a distoglierlo dal suo fine
provvidenziale.
Se i buoni Spiriti si servono a volte di
strumenti imperfetti, è per dare ai medium buoni consigli e tentare di
ricondurli al bene. Ma se trovano dei cuori insensibili, per cui i loro
avvertimenti non vengono ascoltati, si ritirano. E i cattivi avranno
allora campo libero (vedere cap. XXIV, nn. 11 e 12 di quest'opera).
L'esperienza dimostra che, in quelli che non mettono a profitto i
consigli che ricevono dai buoni Spiriti, le comunicazioni, dopo aver
avuto un breve splendore, regrediscono a poco a poco, e i medium
finiscono per cadere nell'errore, nel vaniloquio e nel ridicolo, segni
incontestabili dell'allontanamento dei buoni Spiriti.
Ottenere l'assistenza dei buoni Spiriti, allontanare gli Spiriti leggeri
e bugiardi, tale dev'essere l'obiettivo degli sforzi costanti di tutti i
medium seri. Senza ciò la medianità è una facoltà sterile, che può
persino diventare un danno per chi la possiede, perché può degenerare in
una pericolosa ossessione.
Il medium che comprende il suo
dovere, invece di inorgoglirsi per una facoltà che non è di sua
proprietà, dal momento che gli può venir tolta, attribuisce a Dio quanto
di buono riesce a realizzare. Se le sue comunicazioni meritano degli
elogi, non se ne fa un vanto, perché sa che esse non dipendono dai suoi
meriti personali, e ringrazia Dio di aver permesso che i buoni Spiriti
venissero a manifestarsi a lui. Se le sue comunicazioni danno luogo a
critiche, non si offende perché sa che quelle comunicazioni non sono
opera del suo Spirito. Ammette di non essere stato un buono strumento e
di non possedere tutte le qualità necessarie per opporsi alle
interferenze dei cattivi Spiriti. È per questo che cerca di acquisire
tali qualità e domanda, con la preghiera, la forza che gli manca.
10. Preghiera —
Dio Onnipotente, permettete ai buoni Spiriti di assistermi nella
comunicazione che sono qui a chiederVi. Preservatemi dalla presunzione
di credermi al riparo dai cattivi Spiriti, dall'orgoglio che potrebbe
indurmi in errore nel valutare ciò che ottengo, da tutti i sentimenti
contrari alla carità nei confronti degli altri medium. Se venissi
indotto in errore, ispirate a qualcuno l'idea di avvertirmi, e a me
l'umiltà che mi farà accettare la critica con riconoscenza e prendere su
di me, e non trasferire sugli altri, i consigli che i buoni Spiriti
vorranno dettarmi.
Se fossi tentato di ingannare chicchessia o
di vantarmi per la facoltà che Vi è piaciuto accordarmi, Vi prego di
togliermela piuttosto di permettere che essa venga fuorviata dal suo
scopo provvidenziale, che è il bene di tutti e il mio stesso avanzamento
morale.