Marchese de Saint-Paul
Morto nel 1860, evocato su richiesta della sorella, membro della Società di Parigi, il 16 marzo del 1861
1. Evocazione. «Eccomi.»
2.
La vostra signora sorella ci ha pregato di evocarvi, sebbene sia medium
lei stessa. Ma non è abbastanza allenata da sentirsi sicura di sé.
«Cercherò di rispondere facendo del mio meglio.»
3. Ella desidera innanzi tutto sapere se siete felice.
«Sono errante, e questo stato transitorio non porta mai né la felicità né il castigo in modo assoluto.»
4. Siete stato per molto tempo senza riconoscervi?
«Sono rimasto a lungo nel turbamento e non ne sono uscito che per
benedire la pietà di coloro che non mi dimenticavano e pregavano per
me.»
— Potreste valutare la durata di questo turbamento?
«No.»
5. Quali dei vostri parenti avete subito riconosciuto?
«Ho riconosciuto mia madre e mio padre, i quali mi hanno, tutti e
due, accolto al risveglio; loro mi hanno iniziato alla nuova vita.»
6. Come mai, al termine della vostra malattia, voi sembraste conversare con coloro che avevate amato sulla Terra?
«Perché ho avuto, prima di morire, la rivelazione del mondo che
avrei abitato. Prima di morire io ero veggente, e i miei occhi si sono
velati durante il passaggio della definitiva separazione dal corpo,
poiché i legami carnali erano ancora molto vigorosi.»
7. Come mai sembrò che vi tornassero di preferenza i ricordi dell'infanzia?
«Perché l'inizio si identifica più con la fine che con la parte centrale della vita.»
— Come spiegate questo?
«Vuol dire che i moribondi ricordano e vedono, come in un miraggio di consolazione, la purezza infantile dei primi anni.»
È probabilmente per un simile provvidenziale motivo che i vecchi,
nella misura in cui si avvicinano al termine della vita, hanno a volte
un ricordo così preciso dei minimi dettagli dei loro primi anni.
8. Perché, parlando del vostro corpo, parlavate sempre in terza persona?
«Perché ero veggente, ve l'ho già detto, e perché sentivo nettamente
le differenze che esistono tra il fisico e il morale. Queste
differenze, legate tra loro dal fluido della vita, diventano
evidentissime agli occhi dei moribondi chiaroveggenti.»
È una
particolare singolarità quella che la morte di questo signore ha
presentato. Nei suoi ultimi istanti, egli diceva in continuazione: "Ha
sete, bisogna dargli da bere; ha freddo, bisogna riscaldarlo; soffre nel
tal punto ecc". E quando gli si diceva: "Ma siete voi che avete sete?",
egli rispondeva: "No. È lui". Qui si delineano perfettamente le due
esistenze: l' io pensante è nello Spirito e non nel corpo; lo Spirito,
già in parte liberato, considerava il suo corpo come un'altra
individualità che, propriamente parlando, non gli apparteneva
più. Era dunque al suo corpo che bisognava dar da bere, e non a lui
Spirito. Questo fenomeno si osserva anche in taluni sonnambuli.
9.
Ciò che avete detto del vostro stato erratico e della durata del vostro
turbamento porterebbe a credere che non siete molto felice, e tuttavia
le vostre qualità dovrebbero far supporre il contrario. D'altronde ci
sono Spiriti erranti che sono felici, come ce ne sono di infelici.
«Io mi trovo in uno stato transitorio. Le virtù umane acquisiscono
qui il loro vero valore. Senza dubbio, il mio stato è mille volte
preferibile a quello dell'incarnazione terrena, ma ho sempre portato in
me le aspirazioni del vero bene e del vero bello, e la mia anima non
sarà appagata se non quando volerà ai piedi del suo Creatore.»